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martedì 5 maggio 2020

1.4.2 Fondamenti di drammaturgia della luce: una fonte luminosa e un volto umano


Tutti noi vediamo grazie alla luce del sole. Quando manca, la ricreiamo in tanti modi, lampadina, neon, torcia, candela… ma è sempre a quella del sole che facciamo riferimento, essa è unica e reale, tutte le altre non sono che dei surrogati. Il primo rapporto con lo spazio esterno lo creiamo leggendo il mondo attraverso la luce che lo tocca, si riflette, si assorbe negli oggetti che lo compongono. Oggi sappiamo che anche il colore è dato dal diverso grado di assorbimento della luce da parte degli oggetti, assorbimento totale = nero, rifrazione totale = bianco. Ma se c’è una cosa che ci parla, intimamente e naturalmente, è il rapporto fra le parti in luce e le parti in ombra. Già se un oggetto fa ombra ad un altro capiamo che è magari più alto (un grattacielo rispetto a una casa), per questo, quando disegniamo più oggetti in prospettiva, ci insegnano che il loro rapporto spaziale è facilmente ottenibile assumendo un punto-luce e costruendo, a partire da questo, le ombre che gli oggetti gettano uno sull’altro (disegno in chiaro-scuro).Appunto: per riprodurre con verosimiglianza uno spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale il rapporto fra ciò che è in luce e ciò che è in ombra è fondamentale. E "spostare" le ombre rivoluziona la nostra percezione.
Quel paesaggio che è il volto umano è il primo e più semplice esempio di variazione espressiva che si può ottenere dal semplice mutamento di posizione della sorgente luminosa. A un ipotetico uditorio, potrei chiedere: quali sono le zone naturalmente in ombra del volto umano? Riflettiamo: da che direzione facciamo scendere sul volto la luce naturale per eccellenza, quella che non ci può tradire, quella del sole? Su un immaginario quadrante di orologio la poniamo a ore 11, al centro del quadrante un volto.
Quali ombre compaiono? Quelle descritte dalle orbite oculari, quella sotto il mento, un po’ sugli zigomi, sotto il naso… Sotto il naso: questa è l'ombra fondamentale del volto umano, quella che gli infonde tridimensionalità e realtà, quella che nel suo negozio ricrea sempre, con uno spot di luce, anche il fotografo più scalcagnato. Se togliamo quell’ombra, il volto perde spessore, concretezza. 
         Ore 11: luce naturale (4)

 
1. Luce frontale 2. Luce laterale 3. Luce posteriore 4 Luce dall'alto 5. Luce dal basso.
 
Se la luce arriva da ore 6? Sì, è una luce spettrale, quelle da film dell’orrore. Ma perché questo effetto? “Perché non c’è più l’ombra sotto il naso.” Ok, e poi? Quale luce è quella che viene dal basso? “Quella di una candela che tengo in mano” – “Quella di un fuoco acceso per scaldarsi” – “Quella delle fiamme dell’inferno”. Esatto. È una nella notte, una luce innaturale, maledetta, come quella del sole è divina. È una luce notturna, che ci richiama sottoterra, luogo deputato ai morti non ai vivi. La nostra “conoscenza” dell’aldilà e la nostra naturale paura del buio della notte ci fanno vedere la luce di un fuoco o di una fiaccola come un invito ma anche come una minaccia, minaccia di perdersi del tutto.
Quindi, ore 6: luce infernale, demoniaca (5)
Se dispongo il mio fascio di luce all’altezza delle 9? O delle 3? Metà volto è illuminato, l’altra metà è completamente al buio. “È come la faccia della luna: c’è una parte di lei che non compare mai” – Bella come similitudine. Mi viene in mente quel che dicono i vecchi della luna, che “mente sempre”, perché quando in cielo disegna una C in realtà non sta crescendo e quando disegna una D in realtà non sta decrescendo. Sì, è il volto dell’ambiguità, della doppiezza, di chi non ci si può fidare. “Come quello di DoubleFace in Batman".
Quindi, ore 9 (ore 3): doppiezza, ambiguità (2)

DoubleFace in The Dark Knight, Ch. Nolan, 2008.


 
 
 
 
 
 
 
 
A proposito: come sarà illuminato Batman? Come compare in scena un supereroe? Così! (3) 
E accendo un fascio di luce dietro la testa del modello. I capelli di lui, già piuttosto scompigliati, sembrano prendere fuoco, un’aureola di luce brilla intorno al suo volto ancora confuso di tenebre. È una forza sovrumana quella che accompagna questa apparizione, se vedessi tutto il suo corpo in silhouette, la sua ombra sul selciato (il potere che da lui promana) sarebbe lunghissima...

Per la cronaca, questa si chiama back-light e, ben dosata, ha l’importante ruolo di staccare dal fondale le figure umane. Quello che noi abbiamo sperimentato – alzate pure le persiane – è l’azione di una sola luce su un volto, e avete visto quanto può essere espressiva. 

Drammaturgia della luce su un volto
         Su questo argomento, un utile videosaggio di L. Beckmann  

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