Tutti noi vediamo grazie alla luce
del sole. Quando manca, la ricreiamo in tanti modi, lampadina, neon, torcia,
candela… ma è sempre a quella del sole che facciamo riferimento, essa è unica e
reale, tutte le altre non sono che dei surrogati. Il primo rapporto con lo
spazio esterno lo creiamo leggendo il mondo attraverso la luce che lo tocca, si
riflette, si assorbe negli oggetti che lo compongono. Oggi sappiamo che anche
il colore è dato dal diverso grado di assorbimento della luce da parte degli
oggetti, assorbimento totale = nero, rifrazione totale = bianco. Ma se c’è una
cosa che ci parla, intimamente e naturalmente, è il rapporto fra le parti in
luce e le parti in ombra. Già se un oggetto fa ombra ad un altro capiamo che è
magari più alto (un grattacielo rispetto a una casa), per questo, quando
disegniamo più oggetti in prospettiva, ci insegnano che il loro rapporto
spaziale è facilmente ottenibile assumendo un punto-luce e costruendo, a
partire da questo, le ombre che gli oggetti gettano uno sull’altro (disegno in
chiaro-scuro).Appunto: per riprodurre con verosimiglianza uno spazio tridimensionale su una superficie bidimensionale il rapporto fra ciò che è in luce e ciò che è in ombra è fondamentale. E "spostare" le ombre rivoluziona la nostra percezione.
Quel paesaggio che è il
volto umano è il primo e più semplice esempio di variazione espressiva che si
può ottenere dal semplice mutamento di posizione della sorgente luminosa. A un ipotetico uditorio, potrei chiedere: quali
sono le zone naturalmente in ombra del volto umano? Riflettiamo: da che
direzione facciamo scendere sul volto la luce naturale per eccellenza, quella
che non ci può tradire, quella del sole? Su un immaginario quadrante di orologio la poniamo a ore 11, al centro del quadrante un volto.
Quali ombre compaiono? Quelle descritte dalle orbite oculari, quella sotto il mento, un po’ sugli zigomi, sotto il naso… Sotto il naso: questa è l'ombra fondamentale del volto umano, quella che gli infonde tridimensionalità e realtà, quella che nel suo negozio ricrea sempre, con uno spot di luce, anche il fotografo più scalcagnato. Se togliamo quell’ombra, il volto perde spessore, concretezza.
Ore 11: luce naturale (4)
Quali ombre compaiono? Quelle descritte dalle orbite oculari, quella sotto il mento, un po’ sugli zigomi, sotto il naso… Sotto il naso: questa è l'ombra fondamentale del volto umano, quella che gli infonde tridimensionalità e realtà, quella che nel suo negozio ricrea sempre, con uno spot di luce, anche il fotografo più scalcagnato. Se togliamo quell’ombra, il volto perde spessore, concretezza.
Ore 11: luce naturale (4)
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1. Luce frontale 2. Luce laterale 3. Luce posteriore 4 Luce dall'alto 5. Luce dal basso. |
Se la luce arriva da ore 6? Sì, è una luce
spettrale, quelle da film dell’orrore. Ma perché questo effetto? “Perché non
c’è più l’ombra sotto il naso.” Ok, e poi? Quale luce è quella che viene dal
basso? “Quella di una candela che tengo in mano” – “Quella di un fuoco acceso
per scaldarsi” – “Quella delle fiamme dell’inferno”. Esatto. È una nella notte, una luce
innaturale, maledetta, come quella del sole è divina. È una luce notturna, che
ci richiama sottoterra, luogo deputato ai morti non ai vivi. La nostra
“conoscenza” dell’aldilà e la nostra naturale paura del buio della notte ci
fanno vedere la luce di un fuoco o di una fiaccola come un invito ma anche come
una minaccia, minaccia di perdersi del tutto.
Quindi, ore 6: luce
infernale, demoniaca (5)
Se dispongo il mio fascio di luce all’altezza delle 9? O delle 3? Metà volto è illuminato, l’altra metà è
completamente al buio. “È come la faccia della luna: c’è una parte di lei che
non compare mai” – Bella come similitudine. Mi viene in mente quel che dicono i
vecchi della luna, che “mente sempre”, perché quando in cielo disegna una C in
realtà non sta crescendo e quando disegna una D in realtà non sta decrescendo. Sì, è il volto dell’ambiguità,
della doppiezza, di chi non ci si può fidare. “Come quello di DoubleFace in Batman".
Quindi, ore 9 (ore 3): doppiezza,
ambiguità (2)
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DoubleFace in The Dark Knight, Ch. Nolan, 2008. |
A proposito: come sarà
illuminato Batman? Come compare in scena un supereroe? Così! (3)
E accendo un fascio di luce dietro la testa del modello. I capelli di lui, già piuttosto
scompigliati, sembrano prendere fuoco, un’aureola di luce brilla intorno al suo
volto ancora confuso di tenebre. È una forza sovrumana quella
che accompagna questa apparizione, se vedessi tutto il suo corpo in silhouette, la sua ombra sul selciato (il potere che da lui promana) sarebbe lunghissima...
Per la cronaca, questa si chiama back-light e, ben dosata, ha l’importante ruolo di staccare dal fondale le figure umane. Quello che noi abbiamo sperimentato – alzate pure le persiane – è l’azione di una sola luce su un volto, e avete visto quanto può essere espressiva.
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Drammaturgia della luce su un volto |
Continua con Le funzioni della luce